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Musicoterapeuti sul campo: episodio 4. Roberto Marzari.

Aggiornamento: 28 apr 2021

Il quarto episodio dedicato alla musicoterapia sul campo ci porta in Friuli Venezia Giulia, dove Roberto Marzari, diplomato presso il corso triennale di formazione Cesfor ha integrato musicoterapia e psichiatria creando, grazie al suo progetto, addirittura un'intera orchestra.


Oltre che nel settore della disabilità intellettiva grave e dei ragazzi in affido o in casa famiglia è possibile fare musicoterapia in modo efficace anche nell'area psichiatrica. Scopriamo insieme il progetto di Roberto Marzari.


Il musicoterapeuta

Roberto Marzari si è diplomato in musicoterapia presso il nostro corso triennale di formazione nel 2014. Infermiere professionale ed assistente sanitario, nel 2013 si è laureato in lettere moderne presso l'Università degli Studi di Trieste con la tesi "La Musicoterapia Umanistico Trasformativa: aspetti espressivi e comunicativi".

Dal 1988 a tutt'oggi si occupa di relazioni d'aiuto in varie realtà presso gli "Ospedali Riuniti" di Trieste, l'Ospedale Infantile "Burlo Garofolo", l'Azienda per i Servizi Sanitari A.S.S. n° 1 "Triestina", l'"Azienda Sanitaria Universitaria Integrata" ASUITS di Trieste, approfondendo la tematica del suono in terapia.

Nei suoi progetti di musicoterapia Roberto utilizza principalmente la chitarra, ma in base alle esigenze specifiche del progetto può integrare l'uso di strumenti diversi, tra cui il basso, le percussioni o strumenti ricavati da materiale d'uso quotidiano.



Musicoterapia e psichiatria: un’orchestra per combattere il disagio mentale

Dal 2008 al 2016 nel Dipartimento di Salute Mentale di Trieste è nato, dall'intuizione del direttore, dottor Beppe dell'Acqua, un progetto di inclusione sociale chiamato Grande Orchestra (del Club Zyp) con lo scopo di riabilitare, attraverso la musica, le persone in difficoltà nei centri di Salute Mentale, con il Dipartimento delle Dipendenze, sostanze Legali e Illegali, Alcologia e Sert, o entrambi. Il fine era quello di riabilitare, curare e prevenire eventuali ricadute non solo attraverso la somministrazione di farmaci o creando gruppi di auto-aiuto e/o colloqui mirati, ma anche tramite uno strumento diverso, ovvero la musica impiegata nella relazione d’aiuto. Nei casi più complessi l’obiettivo è stato la riduzione del danno.

“Il mio impiego era part time in un appartamento isolato in centro città proprio per essere raggiuto agevolmente da tutti: l’impiego della musica era condiviso con una trentina di persone” ci spiega Roberto. L’idea è nata dall’esempio del tastierista degli Avion Travel, che qualche anno addietro aveva formato un’orchestra di “extra-comunitari”, l’Orchestra di Piazza Vittorio di Bologna, dove il fine non era solamente musicale, ma anche di sensibilizzazione sociale e di accettazione di persone provenienti da altre culture e altri Paesi. Anche un altro esempio similare, ovvero la “Grande Orchestra (del Club Zyp)” capitanata da Gino Paoli, era nato con questo intento, ovvero sensibilizzare la popolazione riguardo al disagio mentale e all’inclusione.


Un percorso di uguaglianza attraverso la musica.

Durante il progetto il rapporto terapeuta-utente è stato decisamente diverso rispetto a quello che si instaura normalmente nelle strutture sanitarie. Le due figure hanno operato sullo stesso piano e l’operatore non poteva agire protetto dalla sua funzione giuridica professionale, né tantomeno poteva rifugiarsi in risposte verbali articolate, magari non sempre esaustive. “Eravamo tutti allo stesso livello - ci racconta Roberto - con le nostre difficoltà, i nostri timori e le nostre paure: la musica è musica e non ha bisogno della parola come tramite di comunicazione. In certi momenti e con determinate interpretazioni si deve agire all’unisono; la pausa è pausa sia per l’operatore, sia per chi è in difficoltà”. Ricordiamo che le persone in trattamento farmacologico con determinati tipi di psicofarmaci possono spesso accusare dispercezioni spazio-temporali ed allucinazioni visive di vario genere, pertanto riuscire a suonare insieme ha rappresentato una sfida particolarmente difficile e complessa.

Roberto e gli altri membri dell’orchestra hanno affrontato e condiviso momenti difficili e di gioia. Nella composizione del repertorio non si è voluto rinunciare all’estetica musicale, proponendo l’interpretazione agogica di vari brani della tradizione classica, passando per rock, jazz, blues, bossa nova, musica klezmer e yiddish, per arrivare a melodie proposte dai pazienti stessi. La formula si è rivelata un autentico successo. La “Grande Orchestra (del Club Zyp)” ha suonato in occasione di numerosi concerti locali, sia all’interno del circuito sanitario sia all’esterno, oltreché nell’ambito di tour organizzati in varie regioni italiane. Un aspetto realmente incredibile è stato che, nei momenti condivisi, non trapelava alcuna distinzione terapeuta-utente: a prova di questo fatto nei concerti gli ascoltatori non riuscivano affatto a discernere chi fosse l’uno e chi l’altro. “Questo per me è stato straordinario e molto importante; si è creato un rapport significativo e duraturo anche in assenza di musica e, nelle sedi convenzionali e istituzionali, questa intesa è stata determinante, soprattutto per risolvere alcune problematiche di difficile risoluzione nelle acuzie”, commenta Roberto.


Musicoterapia e psichiatria: un binomio realmente efficace?

Questa iniziativa ha permesso agli operatori una osservazione più specifica e obiettiva per capire le necessità più nascoste dell’utente, facendone emergere le potenzialità inespresse e sconosciute ed implementando in maniera esponenziale l’autoconsapevolezza. La Grande Orchestra ha dato la possibilità di approfondire la relazione terapeutica anche nella condivisione multidisciplinare di equipe, ampliando così i possibili obiettivi. Si ha avuto la possibilità di offrire una più completa presa in carico globale, affinando la formulazione di un programma realmente ad hoc per ogni individuo. Di riflesso si è migliorata la compliance della persona verso la cura e si sono formate delle basi di relazione d’aiuto ancora più forti tra facilitato e facilitatore.


La musicoterapia è un ponte tra arte e scienza

Come è possibile intuire dall’esito di questo progetto e dagli altri articoli presenti sul nostro blog, la musicoterapia è una disciplina in grado di attivare e facilitare la comunicazione, valorizzando i punti di forza dei pazienti e fornendo un solido supporto ai percorsi terapeutici negli ambiti più svariati.

La musica, tuttavia, è uno strumento potente e va maneggiato con cura. Per diventare musicoterapeuti è necessario seguire specifici percorsi di formazione ed accertarsi che siano in linea con le normative nazionali del settore. Dal 2000 Cesfor organizza e gestisce il corso di formazione triennale in musicoterapia con certificazione di primo livello. Gli allievi che terminano il percorso possono accedere direttamente all’esame di qualifica come previsto dalla legge nazionale 4/2013 sulle professioni non organizzate.

Sei interessato a diventare musicoterapeuta? Contattaci scrivendo a info@cesfor.bz.it per una consulenza gratuita: siamo pronti a fornirti senza impegno tutte le informazioni utili.

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