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Musicoterapeuti sul campo: episodio 2. Umberto Colbacchini


Eccoci al secondo episodio di una serie di articoli dedicata a progetti di musicoterapia ideati e gestiti da musicoterapeuti diplomati presso il nostro corso triennale di formazione.


Il nostro primo articolo aveva trattato di musicoterapia applicata a persone con grave disabilità intellettiva e multifunzionale. Oggi ci dedichiamo invece al settore riabilitativo e dei ragazzi in affido o in casa famiglia.



Il Musicoterapeuta

Umberto Colbacchini si è diplomato in musicoterapia presso il Cesfor nel novembre 2009 con una tesi intitolata “Un’ora d’aria”.

È laureato in Psicologia dell’Educazione presso Iusve, Mestre con tesi intitolata “Musicoterapia Umanistico Trasformativa nel trattamento della persona con demenza” ed attualmente sta frequentando il corso di laurea magistrale in Psicologia Clinica e di Comunità presso il medesimo ateneo. Nel 2017 ha ottenuto il master in PNL Umanistico Trasformativa Integrata.

Nel 2006 si è diplomato presso il CPM Music Istitute di Milano in chitarra Jazz. Dal 2006 è insegnante di chitarra moderna, dal 2011 docente di propedeutica musicale presso scuole dell’infanzia nel territorio dell’Alto Vicentino.

Attualmente vicepresidente della Associazione dei professionisti della Musicoterapia Umanistico Trasformativa "Punto di Svolta".

Gli strumenti con cui Umberto lavora principalmente sono chitarra, voce e percussioni. Opera in contesti di RSA con persone affette da demenza, Alzheimer, Parkinson; Istituti comprensivi: infanzia, primaria e secondaria in contesto di gestione delle dinamiche di gruppo. Case Famiglia con ragazzi ospiti nell’accompagnamento all’autonomia. Disturbi dello spettro autistico, ADHD, deficit intellettivo e sindrome di Down.


Come fare musicoterapia nel settore della riabilitazione?

in contesti ospedalieri, strutture RSA, centri per riabilitazione psico-fisica il lavoro del professionista in musicoterapia è fondamentale in affiancamento e cooperazione con le altre figure sanitarie.

Negli incontri tenuti con il gruppo di persone affette da Parkinson l’utilizzo del suono come ascolto guidato al fine del rilassamento, degli strumenti come esercizio fisico e ritmico, della voce come via d’espressione dei propri vissuti interni, hanno permesso un miglioramento della qualità della vita nella struttura ospitante e degli interventi di riabilitazione mossi dagli psicologi, fisioterapisti e logopedisti. Anche nelle RSA, il recupero delle memorie personali di natura sia biografica che sociale, mosse dal canto di canzoni di repertorio e dal conseguente riaggancio con i fatti del passato legati alle emozioni, permettono alle persone aperture e socializzazione laddove regnano sovrani la solitudine e l’oblio.

Nei centri dove vengono trattate persone con malattie degenerative creare gruppi di terapia utilizzando la musica e gli strumenti come collante, come promotore del proprio racconto, come possibilità di ascolto e di riconoscimento, sono esperienze che nelle vite di queste persone rivestono un’importanza fondamentale. Donano senso, un riappropriarsi, per quanto breve in alcuni contesti, della propria immagine interna, il più delle volte smarrita.

Si distoglie la persona dalla focalizzazione sulla malattia, sul malessere, sulla non-possibilità: il professionista ha l’obiettivo - non solo lavorativo, ma prima di tutto etico - di permettere alle persone che si incontrano di poter scoprire e riscoprire se stesse in modo creativo e inaspettato. Così come la malattia li ha sorpresi, anche la musica li sorprenderà nuovamente nel ritrovarsi, nel sentirsi meno soli, nel percepire emozioni e scoprire la loro musica attuale. L’obiettivo è dunque quello di esplorare le varie e molteplici possibilità che il corpo e la mente ancora possono offrire attraverso esercizi ritmici, dove le pause e i silenzi sono fondamentali per promuovere il ritmo interno della persona, talvolta completamente assente.

Suonare assieme come una grande orchestra, dove ascolto, partecipazione e rispetto reciproco divengono valori anche al di fuori del setting nella quotidianità della convivenza. La voce è strumento principe per contattare se stessi e le proprie emozioni, attraverso una narrazione cantata autobiografica.



Affido e casa famiglia. Come può incidere la musicoterapia in questi contesti?

“In questi luoghi le emozioni la fanno da padrone, sia per via dell’età degli ospiti che incontro, soprattutto teenager, sia per i vissuti che li hanno portati qui. Quando un’ospite mostra segni d’interesse verso la musica vengo subito chiamato per intervenire nel fornire questo canale al fine di poterlo utilizzare sia come strumento di sfogo, sia come strumento di ristrutturazione e ricostruzione della propria vita”, afferma Umberto.

I percorsi sono generalmente molto lunghi, ciò dipende anche ovviamente dall’età di entrata in struttura dell’ospite. L’obiettivo primario è di portare questi ragazzi all’autonomia entro i 18 anni, questo significa non solo autogestione nelle questioni quotidiane, ma anche autonomia nella gestione del proprio mondo emotivo, in modo tale che la loro storia non sia la loro guida verso una realtà devastata e devastante.

La tecnica del songwriting in questo contesto si dimostra molto efficiente. Per chi ha capacità di raccontarsi narrativamente, scrivere testi e musiche (dei generi più disparati) diviene un canale molto potente. Poter anche riascoltare la propria canzone - con la propria voce che racconta la propria vita - diviene uno strumento catartico che permette grandi possibilità d’incontro, sia verso se stessi, sia verso chi ascolta il brano.

In questo modo anche la storia più atroce acquisisce un certo fascino estetico, pur mantenendo un impatto emotivo importante: facendo poi ascoltare la canzone questo diviene un modo per condividere socialmente il proprio vissuto. Per questi ragazzi è fondamentale sapere di poter aiutare in qualche modo i loro coetanei con storie analoghe, infondendo coraggio e determinazione.


Musicoterapia, un ponte tra arte e scienza.

Se vuoi saperne di più su come si diventa musicoterapeuti, quali sono i requisiti per intraprendere questa professione, quali sono le sue prospettive professionali o semplicemente ti interessa approfondire le tematiche legate alla relazione di aiuto mediante i linguaggi creativi, contattaci a info@cesfor.bz.it


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