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Musicoterapeuti sul campo: episodio 1. Andrea Pomarolli.

Aggiornamento: 17 dic 2020

Questo articolo è il primo di una serie dedicata a progetti di musicoterapia ideati e gestiti da musicoterapeuti diplomati presso il nostro corso triennale di formazione.


Spesso in rete ci si imbatte in articoli e post che trattano tematiche musicoterapeutiche a livello puramente teorico. L'obiettivo di questa serie di articoli è invece quello di calarvi in prima persona dentro un progetto, permettendovi di vedere come un professionista della musicoterapia opera sul campo giorno dopo giorno.


Il musicoterapeuta

Andrea Pomarolli si è diplomato in musicoterapia il 25 marzo 2010 con una tesi intitolata “Considero valore: il mio percorso nella Musicoterapia Umanistico Trasformativa". E' laureato in Scienze dell'Educazione presso l'Università degli studi di Verona (2013). Nel 2018 ha ottenuto il Master in Musica e Musicoterapia in Neurologia presso il Dipartimento di Scienze biomediche dell'Università degli Studi di Ferrara. Dal 2015 lavora come musicoterapeuta ed educatore professionale presso l'Opera della Provvidenza S. Antonio a Sarmeola di Rubano (PD).

Andrea lavora principalmente con pianoforte, fisarmonica e voce ed opera nei settori disabilità intellettiva, sindrome di Down, disturbi dello spettro autistico, lesioni cerebrali e deficit cognitivi acquisiti, malattie neurologiche, demenza, Alzheimer e stato vegetativo e di minima coscienza.


Il progetto e le difficoltà causate dalla pandemia

Il progetto elaborato da Andrea è attivo presso l'Opera della Provvidenza S. Antonio a Sarmeola di Rubano in provincia di Padova ed interessa persone con grave disabilità intellettiva e multifunzionale.

Nelle prime fasi dell'emergenza sanitaria dovuta al Covid è stato necessario spostare numerose delle attività dei laboratori educativi presso lo spazio del nucleo con il supporto dell'educatore di riferimento. Questo ha inciso anche sulle attività di musicoterapia, giocoforza costrette ad adattarsi alla nuova situazione. Niente più sala dedicata con parco strumenti e pianoforte acustico, ma incontri svolti direttamente presso i singoli nuclei con la tastiera del piano sostituita da una più maneggevole fisarmonica o, all'occorrenza, da una tastiera elettronica. Gli strumenti più piccoli sono stati invece trasportati in valigia al fine di non perdere un prezioso strumento di "aggancio sonoro" durante gli incontri.

In questo modo, pur con tutte le limitazioni del caso, l'attività musicoterapeutica ha potuto proseguire, estendendo i suoi benefici effetti non solamente agli ospiti dei setting, ma anche al personale sanitario ed infermieristico impegnato nella struttura, sottoposto ad un notevole stress lavorativo a causa della pandemia.



Lavorare per obiettivi

L'utilizzo degli elementi musicali (voce, strumenti, canto, ritmiche) riesce a rafforzare la tenuta psicologica delle persone durante i momenti di stress, facilitando un recupero delle proprie risorse, presenti in forma latente anche durante le situazioni più critiche. Attraverso il suono e il canto, le tensioni, le paure e i malumori che hanno contrassegnato questo difficile periodo si sono potuti sciogliere e trasformare in ritmo e in tante nuove melodie, dando vita ad una nuova armonia.

L'obiettivo degli incontri è stato quello di garantire relazione e socializzazione in modo sereno e piacevole, permettendo agli ospiti del nucleo, incluse le persone più compromesse, di interagire ed esprimersi attraverso il canto e il mediatore non verbale sonoro-musicale, favorendone così uno stato di benessere.


Cosa si prefigge un musicoterapeuta?

Compito del musicoterapeuta è quello di favorire la comunicazione anche là dove la comunicazione verbale sembra non arrivare più, trovando nuovi modi per facilitare il dialogo relazionale con l'altro. Settimana dopo settimana gli ospiti hanno atteso con gioia il momento dedicato alla musicoterapia. Per alcuni si trattava di un appuntamento fisso, per altri si è trattato invece di un'esperienza completamente nuova che ha fatto emergere potenzialità inespresse o non rivelate, ponendo basi solide su cui progettare nuovi interventi con l'obiettivo di migliorare le capacità comunicative, relazionali ed espressive.

"Come ci ha insegnato il maestro Ezio Bosso, la musica è come la vita, si può fare in un solo modo: insieme. Ed è insieme che, anche nelle situazioni più difficili, continueremo a suonare e a fare musica, prendendoci cura delle nostre vite e della nostra casa", conclude Andrea.

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