La musica e i suoi elementi possono rivelarsi utili per sostenerci dal punto di vista fisico e psicologico in un periodo particolarmente difficile? Vi proponiamo alcune riflessioni di Roberto Ghiozzi, presidente dell'associazione professionale "Punto di Svolta" e coordinatore didattico del corso triennale di formazione in musicoterapia Cesfor.
Abbiamo vissuto, e stiamo tuttora vivendo un’esperienza, quella del Covid 19, alla quale nessuno di noi era preparato.
La pandemia rappresenta un problema di salute non solo dal punto di vista fisico. A livello globale circola uno stato di profondo malessere, un grande timore per il futuro. Questo tipo di emotività non è semplice da gestire: paura e rabbia finiscono per prevalere e possono rappresentare un’alchimia pericolosa. Ma non è di questo che voglio parlare in questo articolo: ciò che intendo condividere, riguardo a questo problema, è la mia esperienza come musicoterapeuta.
La musicoterapia in corsia
Da maggio 1994 collaboro come musicoterapeuta nel reparto infettivi dell’ospedale di Bolzano e, dopo una breve pausa dovuta alla sospensione per alcuni giorni della attività dei collaboratori esterni, ho ripreso la mia attività in periodo di pandemia (primavera 2020), sia presso il reparto infettivi, sia presso l’unità Neurocovid. La mia collaborazione ha avuto come oggetto sia i pazienti che il personale.
La mattina in cui ho iniziato c’é stata una forte, positiva reazione da parte del personale dovuta all’impatto dell’inaspettato, della novità. L’evento è stato accolto come qualcosa di necessario: sia da parte dei pazienti, molti dei quali ricoverati da diversi giorni, sia dal personale medico-infermieristico, oberato da tanto lavoro, responsabilità e rischio. Lo stress in corsia era un qualcosa di tangibile e pienamente giustificato.
Come fare musicoterapia in una situazione di emergenza?
Il contesto si è rivelato molto impegnativo sotto svariati aspetti. All’inizio mi è stato indicato di posizionarmi con la mia tastiera nel corridoio davanti alle stanze in modo che i pazienti, isolati da tempo, potessero sentirmi. Come ho iniziato a suonare diverse infermiere ed infermieri, giunti anche dagli altri piani, si sono avvicinati, sorpresi e sorridenti. Molti di loro, compreso un medico, si sono messi a cantare assieme a me un vecchio brano di John Lennon, “Imagine”. La qualità dell’energia è cambiata immediatamente: volti sorridenti, accenni a movimenti ondulatori con il corpo. All’improvviso nel reparto Covid è iniziata una sorta di festa, un miracolo che solo la musica può far accadere. E’ stato bello vedere questo cambio di energia, questa gioia e i sorrisi che si trasmettevano con gli sguardi al di sopra delle mascherine. Il piacere che provavo era quello di essere in qualche modo utile in quella situazione, una sensazione non descrivibile a parole.
Ci sarebbero molti altri momenti toccanti di quell’esperienza da descrivere e condividere, ma in questo articolo intendo focalizzarmi su un tema che mi sta a cuore come persona e come musicoterapeuta professionista: la musica e la musicoterapia possono attivare positivamente il sistema immunitario? Alcune serie ed attendibili ricerche universitarie confermano questa possibilità.
Mi limito ad approfondire brevemente la situazione psicofisica in cui sto operando per illustrarvi come e quanto possa essere realmente efficace ed utile questa arte/scienza.
Diamo uno sguardo alla situazione del contesto: quanti infermieri e medici si sono ammalati in questo periodo e quanti sono addirittura deceduti? Il livello di stress lavorativo in ambito Covid (paura di essere contagiati e di contagiare, carico di lavoro fuori parametro, lunghezza dei turni) cui sono sottoposti gli operatori è eccezionalmente elevato. Quale qualità energetica si esprime in un contesto simile? Quali emozioni elicita? Qual è il tempo/ritmo del respiro? Com’è la qualità delle relazioni interpersonali e degli stati d’animo?
Tenete presente che la musicoterapia non è mai animazione o performance anche quando un musicoterapeuta suona un brano edito e conosciuto. L’animazione è fine a se stessa e il suo obiettivo appunto è animare una serata, un ambiente. Sicuramente è utilissima e può avere in sé delle valenze terapeutiche. La musicoterapia tuttavia, in quanto terapia, ha un progetto, un obiettivo trasformativo che può essere a breve, a medio o a lungo termine.
Cosa è accaduto, e cosa accade, a chi gestisce situazioni emergenziali come il reparto Covid ma, in ambito generale, in ogni situazione di stress?
Parlando di questa esperienza specifica è necessario tenere presente in assoluto la valenza transcontestuale della musicoterapia, riferendoci alla possibile azione neurochimica della musica.
Effetti diretti della musica, se agita da un musicoterapeuta:
Cambio di energia
Cambio della fisiologia
Miglioramento della qualità del respiro
Scarico di tensioni negative e stress
Ricarica di energia positiva
Tonicità
Cambio del tempo/ritmo del respiro
Comunicazione più fluente ed armonica
Trasformazione positiva
Rinforzo della resilienza
La musicoterapia non è un vaccino né un farmaco, non può sconfiggere un virus, ma può rivelarsi un alleato prezioso nella lotta per contenerlo.
Musicoterapia e sistema immunitario, lo stato della ricerca scientifica
Oggi abbiamo numerose evidenze di autorevoli ricerche svolte in ambito universitario che confermano le intuizioni avute.
Tra queste ultime, una molto interessante è quella condotta dal Prof. Levitìn della Mc Gill University del Dipartimento di Psicologia, a Montréal, Canada ed intitolata “Studi sulla neurochimica della musica”.
Da questi si rileva che la musica migliora le funzioni del sistema immunitario, produce un aumento della Immunoglobulina A, riduce i livelli di stress e di cortisolo (ormone dello stress), riduce l’ansia prima di un intervento chirurgico e promuove la produzione dell’ormone ossitocina.
I meccanismi neurochimici agiscono direttamente sulla gestione degli stati d’animo/emozioni/stress e del sistema immunitario. L’ascolto musicale, sia registrato che dal vivo (in quest’ultimo caso in maniera più efficace) agisce sull’attività del sistema nervoso autonomo.
Inoltre da tali studi è stata scientificamente provata l’interazione tra stati emotivi, sistema immunitario e sistema nervoso autonomo. Le emozioni negative stimolano l’attività simpatica e inibiscono il sistema immunitario, mentre le emozioni positive aumentano l’attività parasimpatica aumentando la risposta immunitaria.
Neurochimica della Musica?
La musica attiva la produzione di endorfine/neurotrasmettitori tra i quali:
Endorfina (morfina endogena): riduce il dolore, procura piacere
Dopamina: sensazioni positive, piacere
Gaba: rallenta l’azione dei neurotrasmettitori che portano all’ansia
Serotonina: relazione con emozioni e stati d’animo
Pertanto l’azione della musica può invertire il processo degenerativo indotto dallo stress, attivare positivamente il sistema immunitario ed aiutare la resilienza.
Vibrazione, energia sonora e frequenze agiscono a livello molecolare. La musica è in grado di spostare l’attenzione da uno stato di malessere ad uno stato di benessere: per usare un linguaggio metaforico la muove da zone buie a zone luminose, dove può riaccendersi la speranza e/o la motivazione a lottare divenendo protagonisti attivi del processo terapeutico.
Essa può inoltre agire in modo molto positivo nello sblocco di stereotipie del pensiero, fissazioni o loop.
Infine, aspetto non marginale, la musicoterapia, se agita da un professionista esperto, non ha controindicazioni e neppure negativi effetti collaterali.
Da moltissimi anni opero per promuovere questa disciplina affinché in futuro, come accade già in molti altri paesi europei e negli Stati Uniti, sia riconosciuta, valorizzata e inserita a pieno titolo negli ospedali e nelle cliniche, come ho potuto constatare di persona presso il “Louis Armstrong Center for Music and Medicine” di New York, dove i musicoterapeuti collaborano efficacemente e quotidianamente con medici e psicologi.
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